L’andamento positivo dell'economia italiana (ma anche europea) è minacciato su troppi fronti in questo avvio di 2022: la recrudescenza del virus, nella estrema contagiosità dell'ultima variante, l'incredibile dinamica dei prezzi delle componenti energetiche, le persistenti difficoltà di approvvigionamento per alcuni comparti produttivi, la situazione drammatica che sul fronte domestico riguarda il Turismo, la Ristorazione, gli eventi e l'enterteinment.
Tutte queste "minacce", ormai più che concrete nella loro manifestazione, riportano in primo piano il tema del c.d. tapering, cioè il graduale abbandono delle straordinarie misure emergenziali messe in atto dai Governi e dalle Autorità monetarie di tutti i continenti dal Marzo 2020 in poi.
Parliamo di Europa e di Italia: perchè da un lato la BCE intende proseguire per tutto il 2022 nel sostegno pressochè illimitato all'economia, così come i vari Governi dell'Area UE riprongono i reiterati interventi straordinari tanto utili nelle fasi più difficili di questi ultimi 20 mesi? Probabilmente perchè vi è piena contezza del fatto che la fase pandemica non è ancora superata.
In tema di musure per il credito alle PMI rilevano nuovamente gli strumenti pubblici "per eccellenza":
- il rifinanziamento della agevolazione agli investimenti produttivi c.d. “Nuova Sabatini”
- la proroga al 30 giugno 2022 delle misure straordinarie di garanzia gestitie dal Fondo di Garanzia PMI e da SACE,
- al pari della proroga voluta dalla Commissione Europea in ambito di aiusti strordinari all'economia con il regime di Temporary Framework in tema di aiuti di Stato.
Manca, tuttavia, un importante "tassello" nel puzzle di misure straordinarie che hanno di fatto messo in salvo il sistema imprenditoriale (e quindi finanziario) italiano in fase pandemica: si tratta della proroga delle moratorie pubbliche di fatto terminata lo scorso 31/12/2021.
Ed ecco che la domanda si pone sul piano Regolamentare:
perchè EBA-European Banking Authority ha già eliminato le proprie concessioni straordinarie:
- ponendo un limite a soli 9 mesi quale "periodo di grazia" nel quale una PMI possa beneficiare di una moratoria creditizia, senza rischiare di veder peggiorare il proprio status bancario,
nonchè
- ponendo un limite al solo 1% quale limite per la perdita del valore netto del credito vantato dalla Banca, senza che quest'ultima sia costretta a classificare in default l'impresa che rinegozi una operazione in essere.
Già la nuova definizione di Default bancario, in vigore dal 1° gennaio 2021, piuttosto che la previsione regolamentare sul Calendar provisioning - si vedano i precedenti articoli in proposito - introducono elementi di forte restringimento sulle politiche creditizie egli Istituti di credito; ma la possibilità di guadagnare tempo e/o diluire gli impegni finanziari nel servizio del debito delle PMI, sopratutto le più piccole e meno strutturate (di cui Italia e Germania sono assai ricche) con operazioni moratoria/allungamento e/o di ridefinizione del debito dovrebbero essere nuovamente garantite alla platea di imprese (soprattutto PMI) in questa nuova fase di difficoltà emergenziale.
E' su questi punti che si basa la auspicabile revisione delle previsioni assai restrittive fissate dall'EBA, altrimenti portatrici nel'immediato di forti disincentivi alle concessioni creditizie all'economia reale delle PMI.
Il sistema creditizio dovrebbe, invero, poter ampliare ulteriormente gli strumenti a disposizione per poter "traghettare" l'economia nella fase attuale e di uscita dalle fasi più acute della crisi, per poi attuare una giusta e più tempestiva rimodulazione delle misure di sostegno, quando si potrà pensare meno alle difficoltà contingenti e più ai (necessari) passaggi verso una maggiore capitalizzazione e digitalizzazione delle PMI.