Diciamoci la verità: la nostra Italia è unica al mondo,paese in cui il genio, l’eccellenza, la qualità assoluta si sposano con la storia, la bellezza e la cultura. Il culto della civitas (città) e dei territori spesso sfocia nel campanilismo più sfrenato. Il sistema economico italiano è unico al mondo, strutturato e forte da un lato, frammentato dall’altro per una marcata prevalenza numerica di imprese di micro e piccola dimensione, una estrema “polverizzazione”, per la sua configurazione in Distretti e per la forte coincidenza tra Famiglia e Impresa, tutti elementi che concorrono ad una “impresa diffusa” sul territorio.
Siamo, tuttavia, nel 2020 e non più nel 1990 o nei primi anni del nuovo millennio. La globalizzazione in atto e la concentrazione della ricchezza rappresentano le più serie minacce per un sistema-paese che ha ancora fortissimo radicamento sui territori e sul localismo. Ne consegue un sistema imprenditoriale ancora frammentato, ancora fortemente “banco-centrico”, con una esposizione delle Imprese verso il sistema bancario che vale circa il 69% del totale dei debiti finanziari, con un dato che supera di oltre il 50% il dato medio europeo, mentre rimangono molto contenuti la componente di capitale proprio (Equity), il ricorso all’emissione di strumenti obbligazionari (anche dei c.d. mini-bond), così come contenuta è la dimensione del mercato azionario (Borsa e suoi segmenti) rispetto al totale dell’economia del Paese.
Anche il modello di sviluppo delle Banche italiane è oggi in discussione: se negli anni “delle crisi” che si sono avvicendate nel periodo 2008-2017 (dal 2008 per i mutui sub-prime di oltre-oceano, dal 2011 la crisi del debito sovrano, dal 2014 per il corto circuito interno tra credito e economia reale) ha mantenuto la prevalenza della prossimità fisica tra banca e cliente, con un forte focus sull’attività tradizionale di offerta di servizi “a sportello” proprio a Famiglie e Imprese, un modello in forte discussione per gli elevati costi delle reti bancarie.
La redditività e la attrattività di capitale del settore bancario italiano - in verità poco diversificato a livello internazionale ed incentrato sull’attività bancaria “tradizionale” - sono strettamente correlati con l’andamento dell’economia domestica. Da quest’ultima, infatti, derivano la domanda di credito e di servizi, la dinamica della ricchezza disponibile e degli asset da investire ed amministrare, la qualità del credito e il corrispondente assorbimento di capitale.
Superata la Grande crisi - di durata decennale e terribile negli effetti numerici - l’accesso al credito per le Imprese è cambiato radicalmente: si assiste oggi ad una crescente divaricazione delle possibilità e delle condizioni di accesso al credito bancario. In sintesi: molto credito a poche imprese valutate come solide.
Se è vero che a livello di stock di credito per le Imprese a livello domestico in 10 anni si sono “persi” circa 160/MLD di euro (!), è anche vero che è crollata la componente di domanda di credito finalizzata, cioè per investimenti produttivi. Dal 2018 torna (finalmente) a crescere il credito bancario, ma - ecco la principale “eredità della grande crisi - in maniera molto selettiva, con una crescente difficoltà per le imprese più piccole, meno strutturate e percepite come più vulnerabili ed esposte ai rischi di default.
La crescita dell’economia domestica è fondamentale per il sistema bancario italiano per riuscire ad operare in economicità, creazione di valore, assorbimento delle sofferenze. La attività creditizia è, tuttavia, (sovra)-regolamentata a livello UE.: Basilea-3., impatto dei princìpi internazionali IFRS-9, il recente Calendar Provisioning BCE nella gestione dei NPL, le nuove regole UE per la classificazione delle imprese inadempienti dal punto di vista creditizio (Regolamento n.171 del 19/10/2017).
Nessuno possiede “la sfera di cristallo” per prevedere il futuro: l’intermediario, solitamente bancario, che ci finanzia deve riuscire a credere in noi e nel nostro progetto, entra in una compartecipazione di rischio con il progetto ed infatti ne chiede una cointeressenza (termine da cui deriva la parola «interesse»).
Il problema per la Banca è decidere ex-ante se «credere» o meno, ad un’Impresa, ad un Progetto.
Con il nostro percorso vi illustreremo come orientare l’analisi creditizia della banca su tre direttrici fondamentali:
buoni PROGETTI
adeguato SET DOCUMENTALE
buona presentazione A SISTEMA.