L’economia italiana in breve, diffusa dalla Banca d'Italia ogni mese, contiene informazioni congiunturali sui più importanti indicatori reali e creditizi, nonché le principali statistiche sui rapporti con l’estero e sulla finanza pubblica.
Per il Documento completo:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economia-italiana-in-breve/index.html
Qui sotto in estratto un focus su un quadro creditizio che si mostra in peggioramento:
Il TREND della linea rossa inizia a preoccupare, indica chiaramente un cambio di campo (in area negativa) ed un inizio di percepibile contrazione.
Vedremo il mese prossimo se cambia qualcosa, ma . . .
Un nostro commento sulla situazione "macro":
A 10 anni dalla Grande Crisi stiamo assistendo alla preparazione di uno scenario macroeconomico non favorevole per il sistema Italia.
Diversi i fattori che emergono:
- tensioni commerciali USA-Cina
- dazi USA su prodotti UE per USD 7,5/MLD dopo il recente via-libera del WTO
- guerra valutaria in atto tra le 3 aree geo-economiche
- crescita in Area-UE, ma senza inflazione rilevante
- cronica debolezza della economia italiana (non c’è crescita e il debito pubblico continua a salire).
Le attese diffuse nello scorso semestre di una graduale ripresa del livello dei tassi di interesse - traino da Area USA e fine del QE - sono state smentite da recenti fatti (taglio dei tassi USA e nomina di Christine Lagarde con un mandato che parte “ipotecato” su politica monetaria BCE particolarmente espansiva e a tempo indefinito).
Un bond (governativo o corporate) su tre offre ormai rendimenti negativi.
Ciò significa che la perdita economica è sicura nell'acquistare bond “sopra la pari” e detenendo lo strumento sino alla scadenza: unica salvezza è rivendere il titolo per tempo a prezzi ancora più alti. E' un altro "sovvertimento" delle buone regolae di condotta: le obbligazioni non possono essere trattate come se fossero materie prime o azioni, cioè acquistate per essere negoziate, senza badare alla cedola (rendimento) e con la unica speranza di rivenderle a pressi sempre più alti, sempre nella speranza (ancora) che il trend di base sui tassi di interesse non cambi.
Livelli troppo bassi dei tassi di interesse non fanno bene alla filiera del Credito:
- se manca l’ingrediente fondamentale (Fiducia, aspettative positive) bassi livelli di interesse non bastano ad attivare gli Investimenti privati;
- la marginalità degli Intermediari bancari e finanziari si riduce (bassi livelli dei tassi applicati alle operazioni) e rischiano di crescere oltremodo gli “oneri accessori”;
- cresce il c.d. risk apetite, cioè la disponibilità degli Investitori a sopportare livelli di rischio crescente nella ricerca di rendimenti positivi.
Stante la Regolamentazione - ormai europea - sul Credito bancario (Basilea-3, Staging creditizio, gestione NPL, . . . ) e ormai imparata la lezione sui crediti deteriorati lasciati - soprattutto in Italia - dalla Grande Crisi, la selettività bancaria nelle concessioni creditizie non può che crescere ulteriormente, mettendo a rischio migliaia di imprese che più che "PMI" (Piccole e Medie Imprese) dovremmo definire “Micro imprese”, in un quadro prettamente italiano, ovvero le meno strutturate e meno capitalizzate.