Quadro fosco per un Paese che non cresce più, in tutti i sensi. Unica eccezione: tre Regioni che risultano in linea con le migliori aree d'Europa.
Per il Rapporto sfogliabile su web:
http://www.censis.it/rapporto-annuale/sintesi-del-53%C2%B0-rapporto-censis
Un senso di "fragilità" generale, ansia e sfiducia: gli Italiani non credono più neanche nei due «pilastri storici della sicurezza familiare»: l’acquisto di immobili e i Titoli di Stato ("Bot people" del secolo scorso).
Il dato più preoccupante è il calo demografico in atto.
Dal 2015 - per la prima volta nella storia del Paese - ha inizio la flessione demografica: oggi si contano 436.000 cittadini in meno, una forte contrazione delle nascite, a fronte di un ampliamento della popolazione più "senior".
Se nel 1959 gli under 35 erano il 56,3% della popolazione e gli over 64 solo il 9,1%, tra vent’anni queste due popolazioni saranno equivalenti, rappresentando ciascuna circa il 31% degli italiani.
Dato ancor più grave è la ripresa della "junior exit": in un decennio più di 400.000 giovani di età compresa tra i 18 e i 39 anni hanno abbandonato il Paese per trasferirsi all'estero, oltre a 138.000 circa under 18 di età.
Il calo demografico non è, tuttavia, uniforme: vale -0,7% il dato nazionale, ma al Sud la perdita di popolazione arriva all’1,3%, contro lo 0,6% del Centro, lo 0,3% nel Nord Ovest e lo 0,1% nel Nord Est.
Due dati che evidenziano la "attrazione" metropolitana del Nord: in 4 anni Milano-Metropolitana ha acquisito circa 53.000 residenti (l'equivalente di una città come Siena); Bologna è cresciuta di circa 10.000 residenti.
Lombardia, Veneto, Emilia Romagna sono le tre Regioni che, secondo il Censis, costituiscono una delle «piastre di sostegno» su cui si può sperare per una nuova fase di crescita, o almeno un cambio di rotta.
Sono infatti Regioni che fanno registrare un tasso di crescita del PIL e dei consumi del tutto in linea con i dati delle migliori aree in Europa.